The China Study: il salvavita

mercoledì 5 gennaio 2011

Kauchacoff tradotto in parole povere ...

Nel post precedente ho allegato un articolo in inglese di Paul Kouchacoff. Visto che non si trovano riferimenti in merito in nessun sito italiano, per i non avvezzi alla lingua anglosassone, riporto la mia traduzione dell'articolo.

Faccio una breve premessa. Questo articolo sottolinea il risultato della ricerca degli effetti dei cibi cotti sul sangue, ma non prende in considerazione altri fattori, come il processo di digestione, come i sottoprodotti della digestione, come il potere nutritivo, ecc., degli alimenti considerati.
Quindi è un articolo di enorme interesse, ma pur sempre parziale.
Ed ora ... buona lettura!

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L'influenza della cottura degli alimenti sulla composizione ematica dell'uomo
di
Paul Kouchakoff (Suisse), M.D.
Dell’Istituto di Chimica Clinica, Losanna, Svizzera

Procedimento: Primo Congresso Internazionale di Microbiologia, Parigi 1930.

Traduzione a cura della Fondazione Lee per la ricerca nutrizionale, Milwaukee 1, Wisconsin

Traduzione italiana a cura di Stefano Gallone, Milano, Italia.

L'organismo vivente è molto sensibile a tutte le influenze nocive e reagisce contro di loro immediatamente. Lo vediamo quando facciamo un’analisi del nostro sangue durante semplici malattie infettive, quando sostanze estranee sono introdotte nel nostro sistema, ecc.. In tali casi il numero dei globuli bianchi cambia e il loro rapporto percentuale è alterato. Questa è una delle indicazioni di un processo patologico in corso nel nostro organismo. Anche dopo ogni razione di cibo, si osserva un aumento generale dei globuli bianchi, e un cambiamento del loro rapporto percentuale. Questo fenomeno è stato considerato, fino ad ora, fisiologico e si chiama leucocitosi digestiva. Usiamo, per il nostro cibo, alimenti crudi, prodotti alimentari alterati per mezzo di alte temperature e prodotti alimentari lavorati. Come fa, allora, ciascuno di questi alimenti preso separatamente ad agire sulla nostra formula ematica? Troviamo che, dopo aver ingerito alimenti crudi, né il numero di globuli bianchi, né il loro rapporto percentuale è cambiato. La semplice acqua potabile non bollita, acqua minerale, sale, diversi prodotti alimentari verdi, cereali, noci, miele, uova crude, carne cruda, pesce crudo, latte fresco, latte acido, burro - in altre parole, i prodotti alimentari nello stato in cui essi esistono in natura, appartengono al gruppo di quegli alimenti che non scatenano alcuna alterazione nella nostra formula ematica.
Dopo il consumo degli stessi alimenti naturali, alterati per mezzo di elevate temperature, troviamo che il numero complessivo dei globuli bianchi è cambiato, ma il loro rapporto percentuale è rimasto lo stesso.

Dopo il consumo di prodotti alimentari lavorati, non solo il numero di globuli bianchi è cambiato, ma anche il loro rapporto percentuale.

A questo gruppo appartengono zucchero, vino, cioccolato in tavolette, ecc.. Tutti i nostri esperimenti hanno dimostrato che non è la quantità ma la qualità del cibo che svolge un ruolo importante nella trasformazione della nostra formula ematica, e che 240 milligrammi o anche 50 milligrammi di prodotti alimentari producono la stessa reazione di grandi dosi degli stessi. Gli esperimenti dimostrano anche che la reazione nel nostro sangue avviene nel momento in cui il cibo entra nello stomaco, mentre la preliminare masticazione del cibo in bocca, riduce questa reazione.

Abbiamo già detto che gli alimenti crudi, modificati mediante le alte temperature provocano solo un aumento del numero complessivo dei globuli bianchi.

Ma questo fenomeno si verifica solo quando tali alimenti sono riscaldati al punto di ebollizione o si verifica lo stesso fenomeno a temperature più basse?
Sembra che ogni alimento abbia la sua propria temperatura da non oltrepassare con il riscaldamento, altrimenti perde le sue virtù originali e scatena una reazione nell’organismo. La semplice acqua potabile, riscaldata per mezz'ora a una temperatura di 87 °C non cambia la composizione del sangue, ma questa stessa acqua, riscaldata a 88 °C, la modifica. Abbiamo dato il nome di "temperatura critica" al più alto grado di temperatura al quale un determinato alimento, può essere cucinato per una mezzora a bagno-maria (metodo di mettere una vaschetta di alimenti in un altro tegame contenente l'acqua per stabilizzare il calore da trasferire al cibo), e mangiato, senza cambiare la nostra formula ematica. Questa temperatura critica non è la stessa per tutti gli alimenti crudi. Essa varia in un intervallo di dieci gradi. La più bassa temperatura critica per l'acqua è di 87°C; per il latte è 88°C; per i cereali, pomodori, cavoli e banane, 89°C; per le pere, carne, 90°C; per il burro, 91°C; per le mele e arance, 92°C; per le patate, 93°C; per le carote, fragole, fichi, 97°C. I nostri esperimenti dimostrano che è possibile contrastare l'azione di un alimento, una volta che la sua temperatura critica è stata superata. Esistono leggi rigorosamente definite per tutto questo, e la temperatura critica qui svolge un ruolo primario. Infatti se un alimento cotto viene mangiato con lo stesso prodotto allo stato grezzo non c'è reazione.

Il prodotto crudo neutralizza l'azione che questo stesso prodotto cotto, per il quale è stata superata la sua temperatura critica, avrebbe scatenato. In altre parole, il prodotto crudo può, per così dire, ristabilire le virtù del prodotto alterato da una temperatura elevata. Una ri-attivazione è possibile anche quando due alimenti diversi sono ingeriti, ma con una condizione: la loro temperatura critica deve essere la stessa, oppure la temperatura critica del prodotto crudo deve essere superiore alla temperatura critica di quello surriscaldato.

Se la temperatura critica di un alimento crudo è inferiore a quella dell’alimento surriscaldato, la reazione si scatenerà sicuramente; in questo caso, anche l'aumento della quantità degli alimenti crudi non aiuta.

Questa legge rimane la stessa anche quando il prodotto crudo viene mischiato con diversi altri surriscaldati dalla stessa temperatura critica. Se diversi alimenti cotti vengono ingeriti, ciascuno con una diversa temperatura critica, insieme a cibo crudo, la reazione avviene ugualmente, anche se l’alimento crudo ha una temperatura critica superiore a quella di alcuni degli alimenti cotti.

Ora passiamo al 3 ° gruppo di alimenti, come lo zucchero, vino, ecc.,  ottenuti da processi produttivi complessi, e che producono la doppia reazione nel nostro organismo. Questi prodotti possono essere consumati senza scatenare alcuna reazione, ma solo quando vengono introdotti nel nostro organismo congiuntamente con almeno due alimenti crudi di una diversa temperatura critica. Anche un solo prodotto grezzo ha un effetto benefico su questo 3 ° gruppo, e li priva di una delle loro proprietà, cioè la capacità di alterare il rapporto percentuale dei globuli bianchi.

Per quanto riguarda le proporzioni in cui gli alimenti crudi devono essere aggiunti agli alimenti cotti, vi è un minimo non riducibile. Per l'acqua, per esempio, è del 50%.

CONCLUSIONI: Dopo più di 300 esperimenti su dieci individui di diversa età e sesso, siamo giunti alle seguenti conclusioni:
  1. L'aumento del numero di globuli bianchi e l'alterazione del loro rapporto percentuale che ha luogo dopo ogni pasto, e che è stato considerato finora come un fenomeno fisiologico, è, in realtà, qualcosa di patologico. Esso è scatenato dall'introduzione nel sistema dei prodotti alimentari alterati per mezzo di alte temperature e da trattamenti complessi dei semplici prodotti della natura.
  2. Dopo il consumo di prodotti alimentari freschi crudi, prodotti dalla natura, la nostra composizione ematica non cambia in alcun lasso di tempo, né in conseguenza di qualsiasi combinazione.
  3. Dopo il consumo dei prodotti alimentari naturali, ma modificati per mezzo di alte temperature, si manifesta un aumento del numero generale dei globuli bianchi, ma il loro rapporto percentuale rimane lo stesso.
  4. Dopo il consumo di prodotti alimentari naturali alterati dai processi di produzione industriale, si manifesta un aumento del numero complessivo dei globuli bianchi, nonché un cambiamento nel loro rapporto percentuale.
  5. E 'stato dimostrato che è possibile ingerire, senza cambiare la composizione ematica, ogni genere di prodotti alimentari che è abitualmente consumata, ma solo seguendo questa regola: - devono essere ingeriti insieme agli alimenti crudi, secondo la formula descritta.
  6. In un organismo sano, con il consumo di un alimento, non è possibile modificare il rapporto percentuale dei globuli bianchi, senza aumentare il loro numero complessivo.
  7. Gli alimenti non sembrano avere alcuna influenza sulla eosinofilia transizionale e polimorfonucleare (variazione dei leucociti, ndt) ed il loro rapporto percentuale non è alterato.
  8. Possiamo cambiare la nostra formula ematica nella direzione che desideriamo con la dieta opportuna.
  9. L’esame del sangue può essere significativo, come diagnosi, se è fatto a stomaco vuoto.

Alimento
Temperatura critica (°C)
L'acqua potabile
88°C
Latte
88°C
Cereali
89°C
Pomodori
89°C
Cavolo
89°C
Banane
89°C
Burro
91°C
Mele
92°C
Arance
92°C
Patate
93°C
Carote
97°C
Fragole
97°C

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Fondazione Lee per la Ricerca Nutrizionale,
Milwaukee 1, Wisconsin

martedì 4 gennaio 2011

La verità nuda e cruda ...

Ciao a tutti cari amici. L'assenza è stata lunga, ma ho dei buoni motivi: sto studiando naturopatia e sto preparando chimica (inorganica, organica e biochimica) oltre a lavoro e famiglia. L'impegno quindi è grande. Inoltre ho cercato sul WEB a 360 gradi per fornirvi delle informazioni scientifiche sui contenuti che seguono.

Prima qualche novità. Ho inserito un bel plug-in che vi permette di ascoltare il post senza doverlo leggere. E' un lettore automatico gratuito, a mio parere abbastanza buono, anche se a volte è spassoso. Adesso veniamo a noi.

La tesi del post è che il cibo crudo è più digeribile, salutare e nutriente di un cibo cotto. Ma cominciamo dall'inizio.

Intanto crudo significa non cotto, cioè, secondo le temperature presenti nel nostro abitat naturale, non abbia superato i 50 gradi centigradi.

Tutti sanno che la cottura distrugge le vitamine, la quota è di circa 80% di vitamine "bruciate" sul totale (alcune anche al 100%). Ma non tutti sanno che ciò che perdiamo a temperature superiori a 40-45 gradi sono gli enzimi.

Cosa sono gli enzimi?! ...

Gli enzimi sono dei catalizzatori, acceleratori, di reazioni chimiche e biochimiche. Accelerano la reazione interessata fino a 1000 volte, abbassando al minimo l'energia necessaria per l'attivazione. Quindi una reazione che necessita di una temperatura elevata per l'attivazione e si svolge in un secondo, con l'enzima giusto potrebbe impiegare un millesimo di secondo a temperatura ambiente.
Capite bene che gli enzimi per la nostra vita sono di importanza fondamentale, visto che nel nostro organismo avvengono molte migliaia di reazioni chimiche.
Da notare che gli enzimi non si consumano durante il loro lavoro, ma i coenzimi (cioè elementi chimici necessari alla funzione specifica dell'enzima) si. Questo porta ad un aumento dei tempi di digestione (insieme di reazioni chimiche il cui obiettivo è liquefare le sostanze solide per essere assorbite dai tessuti) ed un impiego molto superiore di energia. Infatti i cibi crudi contengono al loro interno gli enzimi per la propria digestione. Perfezione della natura!


L'altro aspetto è che i cibi cotti si "svuotano" di acqua e relativi sali minerali. Questo è facile verificarlo. Mettete in una pentola della foglia verde, per esempio spinaci freschi, e fateli cuocere. Il volume diminuirà moltissimo, ma in compenso avrete un "sughino", cioè l'acqua fuoriuscita dalla pianta. Ora, quell'acqua uscendo ha trascinato via i sali minerali, che però non sono più assorbibili come dalla pianta nel suo stato originale.

Un'altra cosa interessante che forse non tutti sanno è che il cibo cotto viene riconosciuto dall'organismo umano come un "aggressore". Infatti Paul Kouchacoff nel '30 scopre attraverso alcuni esperimenti che se una persona ingerisce cibo cotto, aumenta il numero e la concentrazione di leucociti nel sangue. La stessa reazione che si ha quando si subisce una aggressione da un agente esterno patogeno. Questo ci dice che il cibo cotto non solo è poverissimo di nutrienti (perdita di proteine, vitamine, enzimi e minerali) ma inoltre è non compatibile con l'organismo umano.

Ci poniamo quindi la domanda: perché cuciniamo?

Al dubbio rispondo che, secondo me, è solo una questione culturale, psicologica e di mal'informazione, come càpita spesso in questi casi. Un esempio su tutti, i peperoni: quelli crudi risultano molto più digeribili di quelli cotti (vedi la squisita ma "pesante" peperonata).  Così è per la maggior parte degli ortaggi e delle verdure. Io credo che la consistenza "pre-masticata" un po' molliccia di un cibo cotto ci induca a pensare che sia più digeribile. In effetti in natura i cibi più morbidi (acquosi, come la frutta) sono più facili da mangiare: un caco maturo è più semplice da mangiare ed assimilare di una carota che bisogna masticarla energicamente.
Oppure forse perché con la cottura rendiamo commestibili alimenti che per natura non dovremmo mangiare? (la melanzana ne è un esempio). Io credo che non dovremmo mangiare cibi che necessitano di cottura. Questo perché non è un procedimento presente in natura, e la nostra leucocitosi ne è una dimostrazione oggettiva.

La mia tesi è che la cottura, processo di ossidazione ad alta temperatura, cambia la natura del cibo con l'obiettivo di migliorarne la conservazione. Il fatto è che poi a questa conservazione ci si è abituati, come tante altre cose, ma l'organismo non vi si è adattato.
Credo anche vera l'idea che la vita può nascere solo dalla vita. Se cuciniamo un cibo questo verrà ucciso (facile dimostrarlo: prendete un seme, ne fate un bollito, poi lo piantate... niente. Non crescerà niente). Il cibo vivo è ricco di vitamine, enzimi, di acqua-organica, di minerali-organici, cellule integre, ecc. ecc. ... Da questo cibo nasce la vita, e la salute. Dal cibo morto, non nasce nulla, e si sviluppa la malattia.

Però c'è un modo per poter godere anche del cibo cotto senza abusare troppo del nostro organismo e del sistema immunitario. Il trucco sta nel mangiare almeno il 51% in peso a crudo di cibo crudo, ingerendolo prima dei cibi cotti oppure dello stesso tipo contemporaneamente. Quindi ad esempio aprire il pasto sempre con una abbondante insalata verde (o di ortaggi misti) prepara l'apparato digerente ad accettare il cibo cotto. Infatti la leucocitosi in questo caso ha un andamento più modesto.

Per capire se tutto ciò ha un fondo di verità non resta che informarsi autonomamente o sperimentare (... che non fa male). Potete consultare qualche articolo specifico oppure iniziare da questo di Kouchacoff che vi allego di seguito (...che fatica trovarlo!):




Per concludere, voglio lasciarvi un semino... vivo. Dopo queste feste che hanno messo a dura prova gli apparati digerenti di tutti, per dare un po' di sollievo all'organismo (... e ve ne sarà grato) fate un paio di settimane a sola frutta e verdura crude combinate nel modo giusto. Di certo vi sentirete meglio ad ogni pasto e magari andrà meglio anche qualche acciacchìno.